Quel tappeto dava davvero un tono all'ambiente

Noi, se si muore solo un po' chi se ne fotte, ma sia molto tardi che si va a dormire…

l’anno vecchio è finito oramai, ma qualcosa ancora qui non va.

Che poi a ben pensarci il numero 2011 ha indubitabilmente un suono cacofonico.
Forse per questo mi fa tenerezza.
Ho sempre nutrito buon samaritanesimo (-ismo?bah), se così si può dire, per i disadattati sociali.
Quando si nasce con un bug d’altronde credo lo si porti dietro per sempre, a meno di non immaginare un fantasmagorico IT che lo risolva in via definitiva.
Ma, si sa, non esiste IT che funzioni al mondo.
E non credo che “prova a spegnere e riaccendere” sia una pratica molto adattabile all’everyday life.

Un gennaio afasico, questo.
Già.
Forse perchè ogni volta che si presenta un bivio o un’inversione di rotta ho paura ad imprimerlo nero su bianco. Come se evitando di leggerlo non si verificasse.L’infallibile tattica dello struzzo.

E invece ci siamo: dopo tre anni di università, tre di lavoro e uno di master il fumo nero mi ha completamente posseduto e si è scatenato come una furia su tutto ciò che lo circondava. Senza sconti.
Non so come si possa raggiungere un punto di rottura: è in un gesto appena percettibile, uno sguardo, una lieve brezza che spira in direzione contraria. E’ nelle canzoni, nei film, nei libri che si ammassano polverosi su una traballante libreria di legno marcio. Nello sguardo di un genitore, forse di uno sconosciuto urtato nella nebbia alcolica del venerdì sera.
Il chiodo all’improvviso cede nel silenzio di una stanza vuota e il fragore di vetri infranti irrompe sordo.
E non riesci a tornare indietro o a rientrare nel frame.
Sei fuori da quella cornice che in fondo ti è sempre stata stretta.
Di fronte a te il buio, quello terribile degli incubi di bambina, il cui fascino ti irretisce.

Lasciare la (tua?) città, gli studi di una vita, le certezze senza le quali fai fatica ad alzarti la mattina per saltare nel vuoto.

…che se non ha senso domani arriverà lo stesso.

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